Don Ermanno Grifoni

CAPITAN GESU’ NON STA LASSU,’ STA QUAGGIU’ A BATTAGLIAR COL MALE:

Don Ermanno Grifoni, fu parroco di Montegonzi per quarant’anni, dal 1913 al 1953. Testimone di due guerre mondiali, del ventennio fascista e della nascita della Repubblica, di lui si è tramandato il ricordo di un uomo dalla figura imponente e dal carattere impulsivo e battagliero, che non esitava, quando era necessario a menare le mani. Dunque, fu proprio a causa della sua indole focosa che nel 1913 fu spedito a Montegonzi, con la speranza che la vita sonnacchiosa di questa parrocchia di campagna contribuisse ad addolcire il suo carattere spigoloso o che almeno fossero minori le occasioni di scontro con i suoi avversari politici. Ma il temperamento del prete era quello, e don Grifoni non si dimostrò tenero neppure con i suoi parrocchiani, reprimendo in modo esemplare tutti quei comportamenti che, dal suo punto di vista, contrastavano con la morale cattolica. A questo proposito numerose sono le testimonianze che ci ricordano la sua personale crociata contro il ballo. Questo innocente divertimento collettivo si era andato diffondendo in modo significativo nella vita di Montegonzi intorno al 1944, fino a diventare un vero e proprio fenomeno di massa nell’immediato dopoguerra, quando un’intera generazione di giovani non desiderava altro che gettarsi alle spalle la tristezza e la miseria del periodo bellico e ricominciare a vivere e a divertirsi. Ma don Grifoni considerava il ballo una tentazione diabolica, diretta espressione del peccato e del generale decadimento dei costumi. Tuttavia Don Grifoni va ricordato anche per le sue indubbie doti di organizzatore della vita parrocchiale e per alcuni lavori fatti alla prioria. Nel 1916 la Chiesa e la canonica furono dotate di un impianto per l’illuminazione elettrica. Nel 1917, mentre imperversava la prima guerra mondiale che portò lutto a una trentina di famiglie di Montegonzi, con le offerte del popolo, fu acquistata una bella statua della Madonna Immacolata e istituita una solenne celebrazione della festa. Questa festa, negli anni successivi, andò crescendo d’importanza, tanto che, quando nacque il pellificio Fabbrini – Selvolini, ogni anno le operaie, per la festa dell’Immacolata, regalavano alla Chiesa magnifici arredi. Don Ermanno fu un pioniere della cinematografia cattolica in Italia. Nel 1925, con immenso sacrificio finanziario, fece della sala della Prioria una sala cinematografica corredata di un ottimo proiettore. Il cinema parrocchiale ebbe purtroppo pochi anni di vita, perché le troppo misere entrate non permettevano di pareggiare le spese di gestione. Il 1927 vide il popolo di Montegonzi arricchirsi di due preziosi servizi pubblici: per l’interessamento del parroco, del Podestà di Cavriglia e delle autorità fasciste locali, Montegonzi ebbe un servizio di autocorriera che permetteva, due volte al giorno, il collegamento con il capoluogo comunale, mentre l’ufficio postale fu dotato del telegrafo. Negli anni che vanno dal 1934 al 1936 in parrocchia si lavora per un risveglio liturgico: si vendono opuscoli contenenti la Messa del giorno, le spiegazioni sui Sacramenti e ogni venerdì, in Chiesa, c’è adorazione continua fatta dalle “lampade viventi”. E’ di questo periodo la migliore attività della filodrammatica paesana, diretta, con grande competenza artistica, dallo stesso Don Grifoni. Nella primavera del 1938 nasce il primo ramo dell’ Azione cattolica, la Gioventù Femminile. Nel Natale del 1939, Don Ermanno esaudisce un desiderio del popolo e ripristina la Messa di mezzanotte sospesa da tanti anni. Viene acquistato anche un Presepe e per la prima e unica volta, è allestito nella Chiesa della Compagnia. La guerra civile scatenatasi in Italia dopo la caduta del fascismo e l’armistizio dell’8 settembre 1943, fece vivere anche a Montegonzi una tragica giornata. L’11 aprile del ‘44, martedì di Pasqua, durante la Messa cantata celebrata nella chiesa della Compagnia irruppe in paese, con grida selvagge e sparatorie, un gruppo di Repubblichini probabilmente della famigerata legione autonoma Ettore Muti, reparto di elite dell’esercito della repubblica sociale italiana, con compiti di polizia politica e militare. Le campane che suonavano a Messa cantata furono scambiate per segnali ai partigiani dei boschi vicini e ciò bastò perché l’ira dei repubblichini si riversasse contro i preti e la Chiesa. Il chierico Becattini fu messo al muro e minacciato di far conoscenza col mitra. Il Priore ebbe un bel daffare per dimostrare che in quel giorno a Montegonzi si faceva festa: la Compagnia fu perquisita. Dentro a un armadio fu trovato un giovanotto che si era nascosto per paura. In chiesa – con il Santissimo esposto – successe il finimondo, fra le grida delle donne impaurite, che cercavano rifugio sotto le panche, e le bestemmie dei soldati. Il bilancio della giornata fu tragico: un giovane siciliano renitente alla leva, venne ucciso e alcuni giovanotti furono violentemente malmenati. Il ’46 vide il popolo conquistato dal Comunismo. Inizialmente aderirono al partito solo pochi minatori, ma poi, in un batter d’occhio, la grandissima maggioranza dei contadini si iscrisse alla Federterra, sindacato rosso. La reazione del parroco fu debole ed inefficiente. Ormai Don Grifoni, era l’ombra di se stesso: anziano, scosso dalle vicende della guerra e dalla malattia che rapidamente lo ridusse all’impotenza, non era più il prete indomito, l’intrepido combattente, nel nome della fede che abbiamo fin qui conosciuto. Morì nell’Aprile del 1953 e la parrocchia passò nelle mani di don Giorgio Mannucci, già cappellano a Montegonzi fin dal 1949.

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